“Vous êtes pleine de désespoir” [produzione]

“Vous êtes pleine de désespoir” è un esercizio di riflessione e di ri-fondazione intorno al mito della sirena che propone in maniera ambigua e complessa il tema della seduzione, del sacrificio e della femminilità.
La figura che qui viene evocata è ben lontana dall’ottimismo di certe pose o di certe immagini della società contemporanea. è una creatura scartata, caduta, fallita, una massa scura irriconoscibile, ripescata da fin troppo domestiche profondità marine. è un corpo anfibio immobile, silenzioso, che emana una disperazione sorda e ostinata quasi fosse il canto invincibile e dolente di una divinità scaduta eppure ancora attraente, docile e piena di mistero.

di e con Alessandro Bedosti, Alessandra De Santis, Attilio Nicoli Cristiani
con la partecipazione di Giuseppina Randi
scena Adriana Renna
costumi Elena Rossi
con l’accompagnamento di Cinzia Delorenzi, Antonella Oggiano, Filippo M. Ceredi
foto Michela Di Savino
residenza artistica Olinda
produzione Teatro delle Moire
con il contributo di NEXT/Regione Lombardia e Fondazione Cariplo
grazie a Luca Scarlini per i materiali e suggestioni sulla figura della sirena
Durata 40’

 

Alessandro Bedosti è attore, danzatore e performer. Il suo percorso artistico, iniziato nei primi anni ’90, l’ha portato a collaborare con molti dei protagonisti della ricerca teatrale italiana ed europea (Michele Abbondanza, Antonella Bertoni, Monica Francia, Paola Bianchi, Socìetas Raffaello Sanzio).  Negli ultimi anni, grazie all’intensa esperienza di studio con il danzatore butoh Masaki Iwana, si è dedicato alla creazione di brevi ritratti danzati in qualità di autore e danzatore (Senza titolo – 2009, Quando vedremo un tuo ballo? – 2010, Per favore aprite le tende – 2012, Das Spiel – 2014).

La performance in sordina di De Santis, Nicoli Cristiani e Bedosti ci rende religiosamente uomini. Ci scardina dalle nostre protezioni. Senza diaframmi, ci proietta nel nostro destino. Siamo svelati in una nudità primordiale. Siamo fragili, soli, innocenti. Il gesto essenziale, scavato dai performer, rivela in senso radicale la nostra condizione umana.
KLP – V. sardelli – 5 gennaio 2017

 

Un oggetto di sguardo inafferrabile, inclassificabile, misterioso: aggettivi adatti a sintetizzare il percorso di questi artisti, per i quali il termine “ricerca” si traduce in vibrante pratica scenica quotidiana. Mite e feroce.
Michele Pascarella – Hystrio 1/2017

 

Azioni scandite, musica penetrante: la performance evoca inevitabilmente molteplici immagini, anche sapendo della ricerca compiuta dalla compagnia intorno al mito della sirena, affiancata in questo dal colto ricercatore Luca Scarlini. Una visione teatrale per trasmettere la sensazione della fine di un mito diffuso nel mondo tra le più varie culture?
Valeria Ottolenghi  –  Gazzetta di Parma – 23/6/2017

 

Un ambiente asettico e immacolato quanto, nonostante tutto, può esserlo solo un obitorio, in cui la vita abbia già finito di pulsare/sporcare in maniera incontrollata e autonoma – almeno fino a quando non si decida, intenzionalmente, di macellarla -; forse la sala di mattenza di una pescheria, in cui ostendere il corpo inerme di una sirena/monstrum tanto non convenzionale, quanto può esserlo solo lo sguardo di chi si concede il tempo della lentezza, della compassione e della pietà.
Francesca Romana Lino – rumorscena.com

 

Che venga in mente la Venere ottentotta di primo Ottocento o i cadaveri del Mediterraneo di oggi, in essa sembra gemere silenziosamente quella diversità che, soppressa, pone seriamente in crisi la nostra presunzione di sistemare il mondo a nostro uso, consumo, immagine e somiglianza.
Giulio Sonno – paperstreet.it

 

…anche se non risulta identificabile il mito della sirena che ha stimolato la riflessione degli autori nella sua iconografia di corpo dalla duplice e temibile natura … se ne percepisce il suo dialogare con la morte, il nero impenetrabile che su fondo bianco diventa agli occhi dell’osservatore come una macchia di Rorschach nella quale lo spettatore può leggere scenari interiori. Chi fino ad ora ha agito, fruga, violandola, la nera disperazione, chi invece è stato testimone, si abbandona ad un abbraccio non corrisposto ma che lo espone al contagio a mani nude.
Tania Bedogni – Paneeacquaculture.net – 9/7/2017