Iniziato in Islanda nel 2020 un percorso di ricerca al quale fanno seguito altri due incontri in Italia con le attraversate di Milena Costanzo e Raffaella Giordano provo a dare forma a un collezione di materiale accumulato in questi anni per dare vita a un primissimo studio aperto al pubblico.
Attraverso il viaggio immersivo con la natura, in Namibia, Ecuador Islanda e quello metafisico, indagato con l’approfondimento di pratiche sciamaniche che sono parte integrante dei miei processi creativi, cerco la Madre biologica, spirituale, artistica e simbolica. Ritorno al corpo in un pensiero di estensione e contemplazione, apro un dialogo di scambio e studio con cui intavolare un ultimo confronto con Milena Costanzo e Raffaella Giordano che sono corpi per me pieni di conoscenza, di esperienze e di memorie. Templi Sacri.
Nelle culture sciamaniche la Madre Terra è sacra perchè fornisce gli strumenti per la guarigione fisica e psicologica e per la rivelazione divina. Con il loro sostegno, basato su un atto di profonda fiducia generosità e amore, le mie Maestre mi lasciano lo spazio per uno scambio di trasmissioni di pratiche create nel mio cammino.
Chiedo a quei corpi, sacri e sapienti di testimoniare un universo teatrale che sta scomparendo e di accompagnarmi in un moto rivoluzionario dove non sono più figlia ma adulta.
Ascolto, custodisco e testimonio la loro ricchezza umana e artistica per rielaborarla nelle mie visioni.
Così, la mia generazione diventa un ponte tra quelle passate e quelle future, forse sarebbe meglio dire fra pre e post pandemia, e in questo sterminio generale il corpo resta l’unico saldo aggancio in grado di custodire gli strumenti per conoscere l’altro e l’oltre.
Attraverso i movimenti, la danza, la poesia, le parole e il video, abita in un teatro morto, l’ultimo frammento di ricordi di quella Madre che una volta era per noi una divinità
concept Olimpia Fortuni
pratiche sciamaniche Corinna Ciulli
con il contributo umano e artistico di Milena Costanzo e Raffaella Giordano
sound Katatonic Silentio
apporto drammaturgico Cinzia Sità