Oltre ogni limite, ovvero del vivere quotidiano è un progetto interdisciplinare di formazione, ricerca e produzione artistica focalizzato sul dialogo e lo scambio tra Pratiche e Saperi, teso alla scoperta di punti di congiunzione tra teatro d’arte, sociologia, antropologia, politica e alterità.
Un limite, un confine o una frontiera sono delle linee reali o simboliche in cui contatto e conflitto si avvicendano, oppure coesistono.
Questa è la definizione attorno alla quale lavoriamo durante queste settimane di residenza.
Dove il confine divide? E dove, invece, unisce?
Un confine può essere politico e rappresentare uno strumento di esercizio del potere; oppure simbolico, con l’intento di escludere.
Ma quando il confine si fa inclusivo?
Durante la residenza milanese, nello spazio di Via Porpora 43/47 gestito dal Teatro delle Moire, abbiamo studiato la storia del quartiere fatto di case popolari, per metà di competenza del Comune di Milano e per metà di competenza della Regione Lombardia.
La sede del Teatro delle Moire si colloca sulla strada che divide questi due tratti di competenza e che rappresenta un territorio “terra di nessuno”, sconosciuto ai cittadini milanesi che si caratterizza per i grandi palazzoni popolari di inizio novecento.
Qui, abbiamo sperimentato come alcune situazioni abbattano ogni limite: durante una tavolata di quartiere organizzata dal Mutuo Soccorso, tutti gli abitanti di diverse provenienze geografiche e di diverse estrazioni sociali, si sono rincontrati davanti a un piatto di pasta e fagioli e di melanzane ripiene. In questo caso, la tavola, è stata elemento di congiunzione, abbattimento di ogni confine tra nazionalità e religioni, tra culture e mentalità diverse.
Il progetto porta il titolo di “Oltre ogni limite” proprio per la nostra volontà di andare a vedere cosa c’è oltre, al di là di un confine, di studiare da un punto di vista storico e antropologico quali sono le situazioni in cui il confine, da essere schierato diventa neutrale. In cui conflitto e contatto coesistono.
Le frontiere, ha affermato il sociologo Zygmunt Bauman, «materiali o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei campi di battaglia, ma sono anche dei workshop creatvi dell’arte del vivere insieme, dei terreni in cui vengono gettati e germogliano (consapevolmente o meno) i semi di forme future di umanità…
Il lavoro è anche di carattere semantico: limite, confine e frontiera esprimono tre significati diversi e ognuno di essi è collegato a differenti aree tematiche: politica, geografia, potere, esclusione, rinuncia.
La ricerca nel campo verbale permette di definire in maniera più precisa il concetto di confine, che di per sé è molto ampio.
Progetto inserito in “Intercettazioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Laagam, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia e del Ministero della Cultura.