Il processo di ricerca corporea basato sullo yoga innesca in me un fenomeno di fioritura percettiva. In un dato momento, la mente si apre letteralmente come un fiore, a captare, tra le memorie latenti nella storia del corpo, quelle che in quell’istante sono pronte a farsi presenza viva. É qualcosa di spontaneo, come un succo che cola da una pianta. Vorrei arrivare a una pratica in cui nessun gesto, neppure un respiro, sia dato per scontato: tutto deve avere una sua rifondazione organica nel momento. Poter sentire il corpo come una cosmologia di ciò che siamo. Corpo non disgiunto dai pensieri, dal creare, dal dire. Corpo misterioso, a un tempo materia dell’inconscio e superficie imperturbabile. Corpo origine del tempo, fonte di messaggi segreti, di risorse continue e inaspettate, e che, sempre, anticipa la coscienza. La sensibilizzazione che questa pratica produce costituisce l’inizio di ogni atto performativo possibile: un corpo spogliato da ogni condizionamento, capace di ricreare il tempo e lo spazio. Il laboratorio propone un lavoro sulle tecniche dello yoga atte a mettere a fuoco il tema della presenza. A partire da qui, verranno esplorati differenti modi per generare una danza.