FABRICA 20100 [ Milano ]

Paola Bianchi

In residenza: dal 9 al 13 aprile e dal 23 giugno al 2 luglio 2024

FABRICA è un’indagine sui corpi del lavoro, un’impresa ambiziosa e in qualche modo sterminata. Dai lavori propriamente fisici a quelli intellettuali, dai lavori odiati a quelli amati, dai lavori salariati ai lavori a rischio economico personale, le tipologie sono infinite così come le reazioni a tali tipologie.

Una cosa però accomuna tutti i tipi di lavoro: il corpo, sia esso pressoché immobile o in continuo movimento. Il corpo agisce e subisce, il corpo esiste e difficilmente resiste, il corpo si trasforma. Ed è proprio quella trasformazione il punto centrale dell’indagine. I gesti reiterati per anni si insinuano tra le pieghe dei muscoli, dei tendini, delle ossa, il lavoro marchia anima e corpo di un’intera vita. Il capitale modifica il corpo con il lavoro, lo educa, lo disciplina secondo una logica di asservimento al capitale stesso.

FABRICA è uno scavo negli archivi mnemonico-corporei di lavoratori e lavoratrici di diverse generazioni incontrati durante le varie residenze artistiche.

FABRICA è uno scavo negli archivi storici di fabbriche e aziende, un’indagine che abbraccia la storia, che interroga lo spazio, perché lo spazio modi­ca i corpi che lo abitano e quello spazio determina il disegno coreografico.

FABRICA si avvicina ai corpi che hanno vissuto, subìto quello spazio, corpi che portano in sé archivi di movimenti obbligati, una partitura di gesti dettata dal lavoro. La trasformazione fisica degli esseri umani, e la trasformazione dei luoghi e degli spazi raccontano una trasformazione della società e lo fanno andando a toccare radici profonde, archivi che si sommano e si compenetrano.

Lungi dal riprodurre i gesti del lavoro in una sorta di coreografia di chapliniana memoria, FABRICA non prevede compassione.

C’è assunzione per mezzo di destrutturazione. Cosa significa allora trasformare un gesto produttivo in un gesto che non produce materia, un gesto che trasforma e crea materia, in un gesto che crea qualcosa di immateriale?

Questo progetto è stato portato avanti da Paola in più città, lavorando in ognuna con una categoria specifica di lavoratori.

La residenza di Milano aprirà l’indagine a una nuova categoria di lavoratori, il personale che cura la manutenzione del Verde nella città.

concept Paola Bianchi e Stefano Murgia; coreografia e danza Paola Bianchi; sound design Stefano Murgia; lighting design Paolo Pollo Rodighiero; produzione PinDoc; con il contributo di MIC e Regione Siciliana

Progetto inserito in “Intercettazioni” –  Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Laagam, Teatro delle Moire, ZONA K, con il contributo di Regione Lombardia e del Ministero della Cultura.

Paola Bianchi, coreografa e danzatrice, è attiva sulla scena della danza contemporanea a partire dalla fine degli anni ottanta. Con i suoi spettacoli partecipa a festival nazionali e internazionali. La sua ricerca intorno al corpo la spinge a indagare la visione della coreografia per mezzo del video portandola a partecipare a molti festival dedicati alla videodanza.

Attenta alla teorizzazione delle pratiche corporee nel 2014 scrive Corpo Politico.  Distopia del gesto, utopia del movimento, volume pubblicato da Editoria & Spettacolo e curato da Silvia Bottiroli e Silvia Parlagreco.

Nel 2020 vince il Premio Rete critica 9 e ¾ con il progetto ELP.

Nel 2020 Teatro Akropolis realizza La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro. Paola Bianchi, progetto cinematografico che restituisce in forma di intervista il percorso artistico della coreografa.