Liberamente ispirato alla vita e opera di Camille Claudel
Produzione 1997
Scritto, diretto e interpretato da: Alessandra De Santis
Luci: Monia Giannobile
Assistenza tecnica: Attilio Nicoli Cristiani
Nel 1881, all’età di 17 anni, Camille Claudel prende la decisione irrinunciabile di fare lo “scultore donna”. Tale decisione, insieme al rapporto appassionato e burrascoso con il grande scultore Auguste Rodin, le saranno fatali. Morirà in un manicomio, dopo un terribile internamento, durato oltre trent’anni, lasciando un insieme notevole di sculture di rara potenza visionaria.
Non mi interessava parlare della follia, semmai della marginalità connessa sia alla condizione femminile, sia alla condizione dell’artista: l’impossibilità della normalità. Non è un’insana di mente colei che si aggira per la scena, è semplicemente una donna coatta, che esprime la propria rabbia e il proprio dolore con la stessa forza e passione che hanno contraddistinto il suo approccio alla vita e all’arte.
Non si è trattato quindi di scoprire o dire qualcosa di nuovo su di lei, quanto di ricercare un linguaggio che desse spazio anche alla voce della materia, che risuona nelle parole e nei silenzi e nel corpo vivente dell’attore.