In questa residenza, proseguo la ricerca su Oikos/SONO, lavoro performativo che si origina a partire dalla relazione con Eco, la cagna che vive con me, e dall’esperienza che ho vissuto in questi ultimi anni accanto agli animali negli alpeggi e in transumanza. Ne ho appuntato delle immagini che ho seguito come tracce di un discorso che andavo cercando.
Nel cercare di porre in essere la relazione tra due specie come oggetto della ricerca, la direzione corporea mi ha portato a sondare il confine tra umano e animale, cercando di chiarire questo limite/possibilità nel corpo ma anche nella voce.
L’incontro con la biografia e l’opera del pittore Antonio Ligabue, ha portato un ulteriore significato nel processo dell’opera: Il suo immergersi straordinario e inevitabile nel mondo animale in cui il suo essere si pacifica e confonde, raccontano di una vita al limite della socialità, al limite della comprensione e della follia. Una solitudine immensa e profondamente umana.
Quanto di più caro ho riconosciuto in questa biografia mi è parso allinearsi ad un filo esistenziale che si riallaccia alla mia esperienza con gli animali. Ciò che emerge semplicemente da questo incontro di vite, sento possa parlare onestamente a chiunque senta intimamente presente questa soglia dell’umano, dove l’animale ci conduce.
Il lavoro si afferra nella relazione tra animale ed umano, una storia di incontro antica quanto l’uomo, ma altrettanto nitidamente si colora di oscurità, quando guarda all’umano che viene lasciato o dimenticato perché non conforme, non adatto. Da questa oscurità si staglia un grido che si fa voce canto, parola e persona che afferma e sé stessa, malgrado tutto. L’animale è tramite e testimone.